La molla di Codivilla è un tutore di facile utilizzo che aiuta in caso di patologie che riguardano gli arti inferiori. Per intenderci, il piede valgo, il piede equino, il piede ciondolante o affetto da paralisi. Questa ortesi prende il nome dal suo inventore Alessandro Codivilla, un brillante ortopedico di fine 800.
Fino a pochi anni fa questi tutori venivano realizzati in plastica. Ultimamente, invece, si stanno utilizzando materiali più innovativi come la fibra di carbonio, molto più leggera e resistente. In tutti i negozi di Ortopedia Scita a Parma e Borgotaro puoi trovare diversi modelli di molla di Codivilla realizzati con i migliori materiali ad uso ortopedico. Ma vediamo prima cos’è la molla di Codivilla e quando serve.
Cos’è la molla di Codivilla
Il tutore specifico per il piede molla di Codivilla è molto semplice da utilizzare e porta numerosi benefici. L’ortesi si infila dalla punta del piede, come se fosse una normale calza ma rigida, e si va ad appoggiare sotto l’arco plantare. Mentre polpaccio e tallone vengono abbracciati e sostenuti da appositi alloggi.
I benefici che porta la molla di Codivilla al paziente sono dovuti proprio alla sua struttura che, con un utilizzo costante, che permette al piede la correzione della postura, migliorandone la biomeccanica compromessa dalla patologia.
I modelli che si possono trovare da Ortopedia Scita sono estremamente sottili, tanto da risultare quasi invisibili una volta indossati anche con pantaloni aderenti. Inoltre, il loro utilizzo può avvenire con le normali scarpe di uso quotidiano.
I benefici
Le molle di Codivilla di una volta venivano realizzate con lo scopo di sollevare interamente il piede, evitando qualsiasi lavoro ai muscoli della gamba. Ovviamente, sul lungo periodo questo causava perdita di tono muscolare, soprattutto del polpaccio.
Le molle di Codivilla attuali hanno subìto un grande cambiamento per quanto riguarda la loro funzione. Infatti, non solo evitano il deperimento muscolare, ma apportano importanti benefici come:
- più sicurezza, perché supportano e sollevano il piede nella fase dinamica della deambulazione diminuendo il rischio di inciampo con la punta del piede
- più naturalezza nella camminata, perché gli speciali materiali utilizzati accumulano l’energia generata durante l’appoggio del tallone e la rilascia durante il movimento di rollover del piede. In questo modo la camminata sarà più naturale
- più confort nelle diverse situazioni quotidiane, perché il movimento fluido agevola movimenti come chinarsi e fare le scale e i materiali che lo compongono risultano leggeri e discreti
Se hai necessità di una molla di Codivilla o vorresti semplicemente alcune informazioni aggiuntive, contattaci o vieni a trovarci nelle sedi di Ortopedia Scita a Parma o Borgotaro.

Si può guidare con la molla di Codivilla?
La possibilità di guidare con una molla di Codivilla richiede un’attenta valutazione caso per caso perché dipende da diversi fattori:
- Tipo di molla di Codivilla: esistono diversi tipi di molle, con diverse caratteristiche e funzionalità. Alcune potrebbero essere più compatibili con la guida rispetto ad altre.
- Tipo di veicolo: le auto manuali potrebbero presentare maggiori difficoltà rispetto a quelle automatiche.
- Altri adattamenti: la presenza di altri adattamenti al veicolo, come servosterzo o cambio automatico, possono facilitare la guida.
- Valutazione medica: un medico specialista dovrà valutare la condizione specifica e la capacità di guidare in sicurezza.
Non esiste, quindi, una regola generale che proibisca o permetta la guida con la molla di Codivilla. La normativa italiana, in particolare la Legge 12 marzo 1999, n. 148, stabilisce i criteri per la selezione degli adattamenti dei veicoli in funzione delle minorazioni invalidanti.
Misure
La molla di Codivilla è un dispositivo ortopedico personalizzato, quindi le sue misure possono variare significativamente da un individuo all’altro. Le dimensioni specifiche dipendono da diversi fattori, tra cui:
- Taglia del piede: la lunghezza e la larghezza del piede influenzano direttamente la misura della molla.
- Patologia: il tipo e la gravità della patologia da trattare (es. piede piatto, piede cavo, ecc.) determinano la rigidità e la lunghezza della molla.
- Fabbricante: ogni produttore può avere le proprie tabelle di misurazione e modelli di molle.
Anche se non esistono misure standard, per creare una molla di Codivilla si devono prendere in considerazione queste misure:
- Lunghezza dalla punta del piede fino al punto di fissaggio sulla gamba.
- Lunghezza della porzione della molla che esercita la forza correttiva.
- Larghezza della parte che poggia sul piede e si adatta alla sua forma.
Materiali
La scelta dei materiali per una molla di Codivilla incide sulla sua efficacia, comfort e durata, e quindi è di fondamentale importanza. Nel corso degli anni, la tecnologia ha permesso di sviluppare una vasta gamma di materiali, ciascuno con caratteristiche specifiche.
I materiali più comunemente utilizzati sono:
- Metallo: in passato, l’acciaio era il materiale predominante. Offre una buona rigidità e durata, ma può risultare pesante e poco confortevole.
- Carbonio: le molle in carbonio sono diventate sempre più popolari grazie alla loro leggerezza, resistenza e flessibilità. Si adattano bene alla forma del piede e sono quasi invisibili sotto le calzature.
- Plastica: esistono diverse tipologie di plastica utilizzate, tra cui il polietilene e il poliuretano. Sono leggere, confortevoli e ipoallergeniche, ma possono essere meno resistenti rispetto al metallo o al carbonio.
- Materiali compositi: combinano le proprietà di diversi materiali, come carbonio e resina, per ottenere un prodotto leggero, resistente e personalizzabile.
- Cuoio: utilizzato per il rivestimento esterno che ricopre la struttura interna della molla.
Cuoio
Il cuoio è un materiale tradizionale e affidabile per la realizzazione delle molle di Codivilla. Offre numerosi vantaggi in termini di comfort, resistenza e personalizzazione.
La parte della molla di Codivilla realizzata in cuoio è il rivestimento esterno. Questo rivestimento ricopre la struttura interna della molla, che è solitamente composta da materiali più rigidi come l’acciaio o il carbonio.
A cosa serve il rivestimento in cuoio?
- Protezione della pelle: evita che la struttura interna della molla possa irritare o danneggiare la pelle.
- Migliore aderenza: assicura una migliore aderenza della molla al piede, evitando che scivoli durante l’utilizzo.
- Estetica: il cuoio conferisce alla molla un aspetto più elegante e tradizionale.
Carbonio
Il carbonio trova sempre più applicazioni nel campo medico, in particolare nella realizzazione di ortesi e protesi. Anche nelle molle di Codivilla, il carbonio si è rivelato un materiale di grande interesse, offrendo vantaggi significativi rispetto ai materiali tradizionali come l’acciaio.
- Leggerezza: è estremamente leggero. Questo significa che la molla sarà meno ingombrante e più comoda da indossare, soprattutto per periodi prolungati.
- Resistenza: elevata resistenza alla trazione e alla compressione, garantendo la stabilità e la durata nel tempo della molla.
- Flessibilità: può essere modellato in diverse forme, consentendo di creare molle personalizzate e adattabili alle specifiche esigenze di ciascun paziente.
- Biocompatibilità: è un materiale generalmente ben tollerato dall’organismo, riducendo il rischio di reazioni allergiche o irritazioni cutanee.
Ortopedia Scita realizza artigianalmente le molle di Codivilla nel proprio laboratorio, scegliendo solo materiali di altissima qualità.
Il piede cadente: un caso 'curabile' con la molla di codivilla
Cos’è il piede cadente e come si manifesta
Definizione e caratteristiche del disturbo
Il piede cadente, o drop foot, è una condizione neuromuscolare caratterizzata dall’incapacità di sollevare la parte anteriore del piede, rendendo difficile la deambulazione.
Si manifesta con una difficoltà nel flettere dorsalmente il piede e le dita, portando a un trascinamento della punta durante il passo.
Questo si traduce in una “andatura steppante” o “falciante”, dove la persona è costretta a sollevare eccessivamente l’anca per evitare di inciampare. La condizione può essere monolaterale o bilaterale, a seconda della causa sottostante.
Sintomi tipici e segnali da non sottovalutare
I sintomi includono, oltre al trascinamento del piede, una sensazione di debolezza muscolare a livello della caviglia e della parte inferiore della gamba.
Spesso si avverte una perdita di sensibilità o formicolio (parestesia) sul dorso del piede e della gamba, segno di un coinvolgimento nervoso. La camminata diventa instabile e insicura, aumentando il rischio di cadute. Talvolta, il dolore può essere presente, soprattutto a carico della caviglia o del ginocchio, a causa del sovraccarico compensatorio.
L’impatto sulla qualità della vita e sulla deambulazione
Questa condizione influisce profondamente sulla qualità della vita, limitando le attività quotidiane e la mobilità.
La difficoltà a camminare su terreni irregolari o a salire le scale è significativa, e il costante rischio di inciampo può portare a una riduzione dell’autonomia e della partecipazione sociale. Anche attività semplici come indossare scarpe o guidare possono diventare problematiche. La fatica muscolare nella gamba affetta è un altro fattore che contribuisce alla limitazione funzionale.
Le principali cause del piede cadente
Lesioni nervose: dal nervo peroneo comune a patologie sistemiche
La causa più comune del piede cadente è un danno al nervo peroneo comune (o fibulare), che controlla i muscoli responsabili della dorsiflessione.
Questa lesione può derivare da traumi diretti, compressioni prolungate (ad esempio, durante un’immobilizzazione o per una postura scorretta), interventi chirurgici (come la protesi d’anca o di ginocchio) o anche da patologie sistemiche come il diabete (neuropatia diabetica) o l’alcolismo. Altre lesioni nervose più rare possono riguardare il plesso lombosacrale o le radici nervose a livello spinale.
Patologie del sistema nervoso centrale e periferico
Il piede cadente può anche essere sintomo di condizioni neurologiche più complesse che colpiscono il cervello o il midollo spinale.
Tra queste, ictus, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, poliomielite, SLA (sclerosi laterale amiotrofica) o tumori cerebrali/spinali. In questi casi, il danno non è solo al nervo specifico, ma a centri di controllo superiori che inviano segnali ai muscoli. La presentazione clinica può variare in base alla patologia sottostante e alla sua progressione.
Condizioni muscolari e scheletriche
Meno frequentemente, il piede cadente può essere causato da disturbi intrinseci dei muscoli della gamba (distrofie muscolari) o da anomalie strutturali del piede e della caviglia.
Ad esempio, una fibrosi muscolare o cicatrici post-traumatiche possono limitare la capacità dei muscoli di contrarsi correttamente. Anche deformità ossee o articolari severe, seppur raramente cause primarie, possono contribuire alla manifestazione o all’aggravamento del drop foot impedendo il corretto allineamento biomeccanico.
Diagnosi e valutazione clinica del piede cadente
L’esame obiettivo e la valutazione della deambulazione
La diagnosi inizia con un’accurata anamnesi e un esame obiettivo approfondito. L’ortopedico valuta la forza muscolare, la sensibilità e i riflessi.
Si osserva attentamente la camminata del paziente per identificare l’andatura tipica del piede cadente e valutare i meccanismi compensatori. Vengono eseguiti test specifici per la dorsiflessione e l’eversione del piede, oltre alla palpazione dei punti di possibile compressione nervosa lungo il decorso del nervo peroneo.
Indagini strumentali: elettromiografia ed esami di imaging
Per confermare la diagnosi e identificare la causa, si ricorre a indagini strumentali. L’elettromiografia (EMG) e la velocità di conduzione nervosa (VCN) sono esami fondamentali per valutare la funzionalità dei nervi e dei muscoli, localizzando l’eventuale danno nervoso.
La risonanza magnetica (RM) o la tomografia computerizzata (TC) possono essere utilizzate per esaminare la colonna vertebrale, il cervello o le strutture circostanti il nervo, al fine di individuare compressioni, ernie, tumori o altre lesioni strutturali.
La valutazione funzionale e l’impatto sul paziente
Oltre alla diagnosi eziologica, è cruciale una valutazione funzionale per comprendere l’impatto del piede cadente sulle attività quotidiane del paziente. Questo include test di equilibrio, valutazione della capacità di svolgere compiti specifici (es. salire le scale) e questionari sulla qualità della vita. La valutazione completa permette di definire un piano di trattamento personalizzato che miri non solo a trattare la causa, ma anche a migliorare l’autonomia e il benessere del paziente.
Opzioni di trattamento per il piede cadente
Trattamenti conservativi: fisioterapia e ortesi con Ortopedia Scita
I trattamenti conservativi sono spesso la prima linea di intervento.
La fisioterapia mira a rafforzare i muscoli residui, migliorare l’equilibrio e insegnare strategie compensatorie.
Le ortesi, come il tutore gamba-piede (AFO – Ankle-Foot Orthosis), sono dispositivi fondamentali forniti e personalizzati da Ortopedia Scita. Questi tutori supportano il piede, lo mantengono in posizione neutra durante la deambulazione e prevengono il trascinamento della punta, migliorando la stabilità e riducendo il rischio di cadute. Possono essere rigidi o articolati, a seconda delle necessità.
Stimolazione elettrica funzionale e terapie riabilitative avanzate
La stimolazione elettrica funzionale (FES) è un’opzione innovativa che utilizza piccoli impulsi elettrici per stimolare il nervo peroneo o i muscoli della gamba, aiutando a sollevare il piede durante la camminata.
Questa terapia, spesso combinata con la fisioterapia, può migliorare la dorsiflessione e la fluidità del passo. Altre terapie riabilitative avanzate possono includere la terapia occupazionale per adattare l’ambiente domestico o lavorativo, e l’utilizzo di ausili alla deambulazione come stampelle o bastoni.
Opzioni chirurgiche: neurochirurgia e chirurgia ortopedica
Quando i trattamenti conservativi non sono sufficienti o la causa è una compressione nervosa severa, si possono considerare le opzioni chirurgiche. La neurochirurgia può intervenire per decomprimere il nervo (es. microchirurgia per ernie o tumori).
La chirurgia ortopedica può includere trasferimenti tendinei (spostando un tendine funzionante per compensare la debolezza dei muscoli dorsiflessori) o, in casi gravi e irreversibili, l’artrodesi (fusione articolare) della caviglia per stabilizzare il piede in una posizione funzionale. La scelta dell’intervento dipende dalla causa, dalla gravità e dalle condizioni generali del paziente.